Leggere “Il Re del Fiume d’Oro” (1851) di John Ruskin a un
bambino, è uno splendido esempio di come sia possibile fare cultura ed educare
alle espressioni artistiche fin da piccoli.
John Ruskin fu uno dei più importanti artisti (poeta,
scrittore, artista e critico) dell’800. La sua visione si intrecciò e influenzò
artisti del calibro di William Morris, il movimento Arts and Crafts e quello
Art Noveau.
Il suo pensiero, influenzato dal Romanticismo e dallo Sturm
und Drang, prevede che l’uomo, insieme alla sua arte e filosofia debbano
trovare le fondamenta nella Natura e nell’etica. Questo aspetto, si legge
chiaramente in questo breve romanzo di Ruskin, che è stata la sua unica
produzione destinata all’infanzia.
“Il Re del Fiume d’Oro” è una meravigliosa fiaba, scritta
quasi due secoli fa, ma che mantiene in modo stupefacente l’attenzione su di
essa. La costruzione è classica, fatta a regola d’arte e i ritmi, le
descrizioni straordinarie e le vicende narrate, la rendono una lettura
accattivante e senza tempo.
Il libro ci racconta la storia di Gluck, un umile ragazzino
dal cuore d’oro e quelle dei suoi perfidi e prepotenti fratelli Hans e
Schwartz. I tre, in modi molto differenti, si rapporteranno a un misterioso
viandante in cerca di riparo e si ritroveranno in una serie di vicende, che li
porterà alla ricerca di un leggendario fiume fatto di oro. Il percorso non sarà
semplice e sarà caratterizzato da apparizioni insolite e magiche.
Inizialmente, sembra una delle tante fiabe a cui siamo
abituati, ma quello che più ha dato piacere e stupore, è stata la straordinaria
parte descrittiva dei paesaggi, delle montagne, dei ghiacciai e degli impetuosi
fenomeni atmosferici, che mi hanno fatto immediatamente delineare nella mente i
quadri di William Turner e di John Constable. Il sentiero che i tre fratelli
percorrono separatamente per arrivare al Fiume d’Oro, è carico di simbolismi e
metafore, dove traspare in maniera netta il grande amore di Ruskin per una
Natura selvaggia, potente e indomita, che può terrorizzare, sgomentare, ma
anche deliziare. Al centro di tutto, c’è il rapporto con la Natura e il modo in
cui l’Uomo decide di approcciarla. La fiaba ci mostra come l’assoluta cupidigia
(impersonificata dai fratelli Hans e Schwartz), che sfocia nella noncuranza,
nella perfidia e nell’egoismo, abbiano conseguenze drammatiche; il loro
percorso infatti, è caratterizzato da ghiacciai scricchiolanti, tempeste
violente e cieli minacciosi e carichi di “nebbie di sangue”. Al contrario, il
giovane Gluck, rispettoso, generoso e altruista, troverà un sentiero
meraviglioso e piacevole, dove la Natura saprà ricompensarlo abbondantemente.
L’edizione in mio possesso, è quella pubblicata da Donzelli
Editore nel 2019 e ve la consiglio caldamente per due motivi: il primo sono le
illustrazioni del gigante dell’illustrazione Quentin Blake, che completano alla
perfezione questo classico. La seconda, è la grande qualità e cura che
caratterizzano questo libro, inteso come “oggetto”: la copertina è di ottima
fattura, così come lo sono la stampa, la carta e i materiali impiegati.
Il tema del rapporto dell’Uomo con la Natura, preso in un
senso molto ampio è profondo, tale da toccare un approccio filosofico e
artistico, mi è molto caro. Se l’argomento vi appassiona, vi consiglio anche:
“CERFOGLIO” di Ludwig Bemelmans (1953), pubblicato in Italia
da LupoGuido
E
“L’erbaccia” scritto e illustrato, anche in questo caso, da
Quentin Blake (Camelozampa)




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