(allerta spoiler!)
Da sempre, l’essere umano, ha attribuito un fortissimo
potere simbolico ed evocativo al cibo: in ogni Paese, in ogni tempo e in ogni
cultura, ha fatto parto di cerimonie, riti religiosi, convenzioni sociali ed
espressioni artistiche e letterarie. Il cibo ha il potere di evocare in noi
grandissimi ricordi –pensate alla madeleine di Proust- che non si limitano
esclusivamente al sapore o alla soddisfazione che ci ha dato gustarlo: può
essere molto di più. Spesso il ricordo di un determinato piatto o alimento, ci
ricorda un periodo, una persona, una situazione, una fase della nostra vita.
Questo è esattamente il fulcro di “Ultima notte a Pechino”, nuovissima uscita di
Golo Zhao pubblicata in Italia da Bao publishing.
Sono molto soddisfatta di aver avuto la possibilità di
leggere questa graphic novel, perché la mia esperienza e preferenza (fino ad
oggi) in questo ambito, di solito è andata verso gli autori occidentali.
Leggere Golo Zhao, autore cinese classe 1983, mi ha fatto scoprire una realtà
diversa, una sensibilità che ho davvero apprezzato.
I temi affrontati in questo volume, non sono banali: non si
parla solo di ricordi nostalgici legati al cibo; quelli ci sono, ma sono più
che altro un fil rouge che accompagnano le storie presentate e raccontate dai
protagonisti di questa graphic novel, che in un momento di attesa in stazione,
si fanno confidenze e raccontano casualmente episodi del loro passato che hanno
avuto un impatto significativo sulla loro personalità e sulle scelte del
presente.
Il protagonista è He Liu, un giovane uomo nato e cresciuto
in una piccola cittadina della Cina nord-occidentale, una realtà che ha visto
un periodo di grande crescita economica e sociale negli anni’70 e ’80, grazie
all’industria siderurgica. Il primo racconto di He, è riferito alla sua
adolescenza; periodo in cui la sua città è sprofondata nel declino e nella
desolazione, a causa della progressiva chiusura di molte fabbriche, che cessano
l’attività per l’esaurimento delle risorse. In questo contesto, gli adulti,
fatta eccezione per l’enigmatico Chenbo, sono quasi dei fantasmi, la loro
presenza si percepisce appena e quando appaiono, vestono principalmente il ruolo
di punitori e controllori, amplificando ancora di più l’atmosfera di decadenza.
Il giovane He, frequenta la scuola locale e qui, come tutti gli adolescenti,
deve fare i conti con le amicizie “giuste” e “sbagliate”, dovendo anche
provvedere a sé stesso, visto che i suoi divorziano e il padre, che lavora di
notte, resta l’unico genitore “presente”. A rendere tutto ulteriormente pesante,
arrivano terribili fatti di cronaca nera, che vanno a influenzare le abitudini
dei ragazzi e , soprattutto delle ragazze. L’amicizia nata tra i banchi di
scuola con Li Jun Ji, ragazzino belloccio, ribelle e noncurante delle regole,
porta a un’ingiusta sospensione scolastica di He Liu per l’intero semestre. Il
provvedimento, piuttosto serio, può compromettere il futuro del ragazzo, ma
Chenbo, il gestore del chiosco di Bubble tea, gli offre un lavoretto, che gli
permette di ribaltare la sua prospettiva di rassegnazione, per arrivare a un
obiettivo e riscattarsi.
I salti dal presente, in cui He racconta gli episodi alla
sua compagna e il passato, sono caratterizzati dallo sfondo delle vignette bianco
(presente) e da quello nero (passato), in questo modo assistiamo piacevolmente
a un effetto “flash back” piacevole, che ci permette di viaggiare nel tempo,
senza farci sentire confusi.
Il secondo racconto di He, è caratterizzato dalla zuppa di
manzo, un gustoso piatto tradizionale che gli evoca il ricordo di Ruanruan, un
compagno di classe che i ragazzi chiamano “cicciabomba”. I temi affrontati in
questo capitolo sono davvero complessi; non si parla solo di bullismo, ma anche
di questioni legate alla realtà sociale scolastica: la divisione tra il mondo
delle femmine e dei maschi (qui molto marcata e bellicosa). Si parla della
ricerca della “popolarità” e del relativo bisogno di adattarsi agli standard
del gruppo, che si paga anche al prezzo di annullare parte della propria
identità. Troviamo la difficoltà di capirsi, di trovare il proprio posto nel
mondo e della paura di essere traditi dagli amici.
Il terzo capitolo, vede raccontare da He, un episodio ancora
più lontano nel tempo, che ha per tema centrale un’amicizia casuale e…una
coscia di pollo! Personalmente questo, è il racconto che ho trovato più emotivamente
coinvolgente e straziante. In un’estate noiosissima He e Zuo Ya, sono “forzati”
a passare le vacanze insieme, visto che i relativi genitori, lavorano nello
stesso contesto, quello della fabbrica. Gli stimoli sono quasi a zero e la fame
è tanta. Zuo, che conosce bene la mensa degli operai, sa che vengono sempre
conservati degli avanzi e così, i due ragazzini, decidono di fare una piccola “bravata”:
intrufolarsi nei locali della mensa per rubare qualcosa. He, desidera
tantissimo una coscia di pollo, cibo che He può mangiare solo in occasioni
particolari, come quella del Capodanno (se i suoi fratelli non arrivano prima).
Zuo, per impressionare l’amico, finisce nei guai e paradossalmente, He Liu, pur
avendo la possibilità di addentare quella gustosa e saporita coscia di pollo,
non riesce a mangiarla. Il sapore sarebbe troppo amaro, ripensando all’amico,
che per aver rubato degli avanzi della mensa, riceve una punizione brutale e
durissima, dove gli adulti, ancora una volta, sono una presenza fredda e
severa; gli adulti ci sono ma non ascoltano, puniscono e mettono davanti a
qualsiasi cosa il rispetto delle regole e la disciplina. L’individualità e l’unicità
della persona vengono azzerati.
Il capitolo conclusivo è “riso fritto”, ma questa volta, il
racconto è della ragazza che accompagna He. E’ un ricordo affettuoso, che a
differenza dei precedenti, ci restituisce una figura genitoriale positiva. Il
padre della ragazza è un uomo amorevole e premuroso, pronto a sacrificarsi per
il bene della figlia. Anche in questo episodio, torna il tema della difficoltà
sociale, del bullismo a fronte della situazione economica precaria che la
ragazza ha vissuto col padre. Il riso fritto è il piatto che evoca ricordi
felici e confortanti, coronando il ritratto positivo del padre.
“Ultima notte a Pechino” si conclude con le decisioni dei
due protagonisti circa la loro destinazione e il loro futuro; decisioni che
vengono prese in una fredda sera passata a rievocare il passato e a condividere
insieme il cibo.
Ho trovato questa graphic novel di Golo Zhao, ben scritta e
ben fatta, sicuramente un’opera di qualità, in cui ho potuto conoscere una
piccola parte di un universo che mi è sconosciuto. Poter osservare una cultura
diversa dalla nostra, anche se filtrata attraverso una fiction o una lettura
come questa, è sempre un privilegio e un’opportunità di crescita personale. La
Bao (che in cinese significa “tesoro”) ed Elisabetta Bellizio (traduttrice) hanno
fatto un grandissimo lavoro, complimenti!
"ULTIMA NOTTE A PECHINO" DI GOLO ZHAO
BAO PUBLISHING, LUGLIO 2023
ETA' DI LETTURA CONSIGLIATA: 15-16 ANNI+
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