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Abbiamo perso anche l'ironia di Dahl.

 

Ieri, mi è capitato di leggere il titolo di un articolo, che recitava “Censura a Roald Dahl, la protesta degli scrittori italiani: “inaccettabile” (La Repubblica). Immediatamente penso “ma no dai, sarà un titolo per attirare l’attenzione!”. Apro, leggo e mi ripeto “impossibile!”. Cerco su Google e trovo articoli di varie testate italiane e inglesi che confermano questa assurdità: la Puffin (Penguin books) e gli eredi Dahl, hanno deciso di eliminare parole come “grasso”, “brutto”, “nano” dai romanzi di Dahl.

“Mi prendete in giro?”

No, non mi prendevano in giro e questa era solo la cosa più “piccola”, leggendo commenti sui social e cercando meglio nella rete, scopro che non sono solo le parole ad essere state eliminate, ma INTERI PASSAGGI, che sono stati riformulati e riscritti, stravolgendo completamente interi concetti ed eliminando ogni traccia di ironia e sarcasmo.

La motivazione di questa censura (credo non ci sia altro termine possibile)? Non urtare la sensibilità dei giovani lettori;  non offendere nessuna categoria. Ah. Hanno pure messo il bollino in copertina, le nuove versioni sono approvate dai “sensitivity readers”, ovvero degli editors che si preoccupano per noi, per tutti. Controllano che nulla possa turbare la sensibilità altrui, non sia mai che qualcuno leggendo la parola “magrolino” si risenta. Sulle parrucche delle Streghe, si è ben pensato di evitare l’imbarazzo, stravolgendo frasi intere. Oh, così ora è tutto perfetto, abbiamo tutto?

 Facciamo una check-list:

Nome importante? Roald Dahl, c’è. A posto. Titoli classici, che hanno letto generazioni e hanno ispirato film? Perfetto, li abbiamo! Evvai. Parole che non ci piacciono? Cancellate! Passaggi che potrebbero offendere una qualsiasi persona? Tranquilli. Li abbiamo scritti da capo, così non c’è nulla da dire. Andiamo alla grande: ora abbiamo delle storielle divertenti, che faranno sorridere i bambini e nessuno dovrà più preoccuparsi di nulla.

Ma l’ironia così non si perde? E va beh ma che problema c’è. E’ approvato dai sensitivity readers.

Ma così non è che si stravolge la narrazione? Va bene così, adesso è politicamente corretto, l’importante è quello.

Ma Roald Dahl forse voleva dire altro?

Chissenefrega di Dahl, della storia, della descrizione dei personaggi: ora abbiamo un PRODOTTO perfetto per questi tempi. Possiamo vendere di più. Guardate che adesso certe cose non le puoi pubblicare. Chi vuole dare a un bambino libri con scritte certe cose? Non vorremo mica farci nemici i genitori? Dai su, le mamme non vogliono certo che i bambini scoprano che al mondo esistono parole brutte e cattive. An no aspetta: “brutto” si può dire? Boh non lo so, comunque l’autore è morto da un pezzo e non possiamo mica stare qui a fare i puristi. Bisogna adeguarsi, se no a chi li vendiamo sti libri?

OK. Esco dal sarcasmo.

Si, è vero, ci sono genitori che vogliono “proteggere” i figli da certe parole della lingua italiana o da testi irriverenti e scomodi, ma non sarebbe più logico e rispettoso fare la cosa più semplice? Esistono tanti libri, perché non scegliete quello più adatto alla vostra famiglia?

“eh ma sono ancora troppo piccoli per avere un giudizio critico”

Come lo facciamo crescere questo benedetto spirito critico se questi bambini li facciamo crescere a senso unico? Senza contestualizzazioni? Senza l’invito a confrontare?

Proporre solo libri edulcorati, censurati o riscritti nel nome del politicamente corretto, è davvero pericoloso. Il punto è che in questo modo si “educa” ad un unico pensiero uniformante. Non si da la possibilità di scegliere, di discernere da ciò che giusto e da cosa è sbagliato. Non si mette il bambino nelle condizioni di comprendere le varie situazioni.

Non dimentichiamoci poi che i libri, sono figli del tempo e del contesto in cui sono stati scritti e anche questo aspetto, è importante per comprendere il mondo e i cambiamenti che avvengono nella storia.

Cancellare e riscrivere l’opera di una persona, che oltretutto non ha più voce in capitolo essendo deceduta, è un gesto profondamente violento e antidemocratico. Non c’è giustificazione dietro a questa operazione di revisionismo. Ci sono solo censura e cancel culture. Probabilmente ancora una volta, in nome del Dio Denaro, ci nasconde dietro a una tendenza, che è tutt’altro che innocua. E’ pericolosa.

Questa volta, non siamo davanti ai deliri di un assessore che vuol far chiudere biblioteche “colpevoli” di aver proposto “Piccolo blu e piccolo giallo” di Lionni (è successo davvero). Siamo davanti a un' iniziativa commerciale che avrà un fortissimo impatto culturale a livello internazionale e che crea un pericoloso precedente.

Pensiamo alla gravità della questione. Qui si va oltre alla nostalgia per una “vecchia edizione”, perché qui non si tratta di riadattare il lessico al linguaggio contemporaneo; piuttosto si tratta di stravolgere un’opera letteraria in nome di un fanatismo che strizza l’occhio al marketing. E’ pericoloso. Punto.

"Roald Dahl non era un angelo, ma questa è un'assurda censura. Puffin Books e gli eredi Dahl dovrebbero vergognarsi" (Salman Rushdie)

Roald Dahl 1916-1990


 

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